Come evitare o ridurre l’esposizione dei lavoratori al rumore durante il lavoro

Guida non vincolante di buone prassi per l’applicazione della direttiva 2003/10/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore).

 

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Descrizione

I problemi di perdita dell’udito dovuti al rumore sono una delle 10 malattie professionali più diffuse nell’Unione europea (UE). L’ipoacusia (perdita dell’udito) o la sordità dovuta a rumori dannosi è inserita nell’elenco europeo delle malattie professionali1. I dati raccolti da EUROSTAT nel quadro delle “Statistiche europee delle malattie professionali” (EODS) indicano che nel 2005 si sono registrati in Europa (UE 15) circa 14 300 casi di perdita dell’udito dovuta al rumore, il che equivale a 9,5 casi ogni 100 000 lavoratori. Va sottolineato che, fra questi casi, circa il 98% riguarda individui di sesso maschile, impiegati per il 73% nelle industrie di trasformazione, nel settore minerario e in quello edilizio.

L’ultima indagine europea sulle condizioni di lavoro (ESWC), effettuata dalla Fondazione di Dublino nel 2005, indica che il 20% circa dei lavoratori europei sono esposti, per almeno metà dell’orario di lavoro, a livelli di rumore così alti da costringerli a gridare per farsi sentire dai colleghi. Anche se attualmente il rumore è un problema comune a tutte le attività economiche, soprattutto nelle industrie di trasformazione e nei settori minerario ed edilizio, nei quali risulta esposto fra il 35% e il 40% dei lavoratori, il fenomeno è presente in tutti gli altri rami dell’industria.

Un’esposizione continuata comporta per i lavoratori colpiti da perdita dell’udito una serie di limitazioni e inabilità, ne limita le occasioni di mobilità, nuova assunzione o anche solo di cambio di lavoro, senza considerare gli aspetti negativi sulla loro qualità di vita, con la conseguente emarginazione sociale. Al pari della perdita dell’udito per i lavoratori già colpiti, il rumore in generale aumenta i rischi di infortunio sul luogo di lavoro, in ragione delle difficoltà comunicative legate all’attività svolta. Ai problemi di perdita dell’udito si aggiunge poi che il rumore causa problemi psicosociali come stress e ansietà.

Tutto ciò può contribuire a svalutare i settori interessati agli occhi del pubblico, rendendo più difficile reperire giovani lavoratori. Per questi motivi, questi tipi di lavoro o attività risultano meno interessanti, con conseguente difficoltà a trattenere i lavoratori più esperti, che potrebbero trasmettere le proprie conoscenze alle generazioni future.

L’Europa ha enunciato fra i propri obiettivi quello della qualità del posto di lavoro. Ridurre i casi di perdita dell’udito dovuta al rumore è un obiettivo essenziale e, per realizzarlo, occorre coinvolgere tutti i soggetti interessati: datori di lavoro di tutti i settori – soprattutto di quelli più rumorosi – lavoratori, autorità pubbliche, compagnie di assicurazioni e servizi sanitari nazionali, ispettorati del lavoro e, naturalmente, le piccole e medie imprese (PMI).

Nel febbraio 2003 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato la direttiva 2003/10/CE2 sui lavoratori esposti ai rischi derivanti dal rumore, che ha sostituito la precedente direttiva 86/188/CEE3, mettendo a disposizione mezzi concreti ed efficaci per realizzare questo impegno.

Va anche ricordato che la “Strategia comunitaria per la salute e la sicurezza 2002-2006”4 approvata dal Consiglio5 e dal Parlamento europeo6invita a rafforzare la cultura della prevenzione dei rischi, l’efficace applicazione della normativa comunitaria attraverso soggetti formati e pienamente consapevoli della posta in gioco, l’uso dei diversi meccanismi a disposizione al fine di promuovere reali procedure migliorative e non solo il semplice rispetto delle norme. A tal fine, si sono stabiliti obiettivi a livello nazionale per una continua riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, al cui perseguimento può contribuire la presente guida.

La direttiva 2003/10/CE prevede la stesura di un codice di condotta non vincolante, in consultazione con le parti sociali, per aiutare i datori di lavoro e i lavoratori dei settori della musica e dell’intrattenimento a rispettare gli obblighi istituiti dalla direttiva. Con questo in mente, la presente guida contiene un capitolo dedicato con prescrizioni pratiche e specifiche volte ad assistere i lavoratori e i datori di lavoro dei settori della musica e dell’intrattenimento, i cui addetti sono particolarmente esposti a livelli molto elevati di rumore.

La presente guida non vincolante, redatta in conformità della direttiva 2003/10/CE, vuole assistere le imprese, specialmente quelle piccole e medie, e tutte le persone che si occupano di prevenzione dei rischi professionali nell’attuazione delle disposizioni della direttiva stessa. Infine, la guida deve essere utilizzata per l’attuazione pratica delle disposizioni contenute nella direttiva 2003/10/CE per quanto riguarda i provvedimenti da adottare al fine di prevenire i rischi dovuti all’esposizione al rumore sul posto di lavoro, in particolare affrontando il rumore alla fonte e privilegiando le misure di protezione collettive rispetto alla protezione individuale.

La guida può anche aiutare le imprese a scegliere le soluzioni più adeguate per ottenere miglioramenti effettivi e concreti relativamente alla salute e sicurezza dei propri lavoratori. Una politica ambiziosa di prevenzione del rumore è anche un fattore di promozione della concorrenzialità, mentre la mancata applicazione di una politica di questo tipo genera costi che pesano fortemente sull’economia e sulle imprese, per tacere delle sofferenze inferte alle persone.

 

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: Commissione europea
  • Anno di pubblicazione: 2007

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