Le cadute dall’alto per l’attività di lavoro marittimo

Studio della casistica nosologica ed ipotesi di interventi preventivi.

Il presente Studio riguarda un fenomeno infortunistico rilevante su cui è necessario intervenire in quanto, come si avrà modo di evidenziare nei successivi capitoli, le cadute dall’alto e quelle da scivolamento rappresentano ben oltre il cinquanta percento degli infortuni che si verificano sulle navi con i conseguenti costi che ne derivano sia in termini di prestazioni rese dall’INAIL e dal Servizio Sanitario Nazionale sia soprattutto in termini di danno biologico subito dai marittimi.

In particolare, lo Studio ha potuto beneficiare del contributo del personale dell’INAIL e di quello della Direzione Generale per il Trasporto Marittimo e per le vie d’acqua interne del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) che hanno estrapolato dalle proprie Banche Dati, come meglio si dirà in seguito, i dati riferiti agli infortuni conseguenza delle cadute dall’alto e di quelli per scivolamento verificatisi a bordo delle navi. In questo modo è stato possibile individuare i casi ricorrenti e quelli con conseguenze più gravi risalendo, quando possibile, alle cause in modo da poter poi proporre suggerimenti per eliminare, o quantomeno ridurre, gli infortuni in un ambiente così complesso come risulta essere la nave. Infatti, la nave costituisce, sia per le caratteristiche costruttive che per le problematiche di esercizio e di gestione, un ambiente di lavoro in cui sono presenti alcuni rischi potenziali per la salute e la sicurezza dei lavoratori imbarcati. In primo luogo, da un punto di vista strutturale, la nave è caratterizzata dalla presenza di elementi quali ad esempio mastre, costole, madieri, paramezzali, etc., la cui conformazione comporta direttamente un pericolo di inciampo e/o urto per i marittimi. Al riguardo, vengono infatti normalmente previste, ad esempio nei Manuali di Sicurezza dell’ambiente di lavoro a bordo, strumenti di segnalazione di ostacoli e/o di improvvisi cambi di livello. Da un punto di vista operativo, inoltre, il personale imbarcato utilizza scale a volte con pendenze elevate sia per il passaggio interno tra i ponti che esternamente per raggiungere le zone di manovra. Infatti, oltre alla normale deambulazione è richiesto anche l’utilizzo di scale a tarozzi per la salita e discesa da picchi di carico e dagli eventuali albereti su cui sono posizionati  normalmente i ripetitori delle apparecchiature elettroniche di navigazione.

Chiaramente l’utilizzo di tali scale, soprattutto in presenza di dislivelli notevoli, comporta un pericolo per il lavoratore. A tale riguardo, basti pensare che una nave da carico può anche avere scale esterne che collegano ponti a quote confrontabili ad esempio con edifici alti anche diversi piani.

Il pericolo di caduta da livello è ancora più accentuato quando la nave opera in cattive condizioni meteo marine che possono contribuire a rendere instabile oltre che scivoloso l’ambiente di lavoro. La prestazione lavorativa, in questi casi, è spesso resa in condizioni di precaria visibilità e con un forte vento. Inoltre il marittimo può trovarsi spesso ad operare in momenti in cui è alquanto ridotta la prontezza di riflessi o perché il personale marittimo si è appena svegliato o perché è sopraffatto dalla stanchezza al termine della giornata lavorativa.

È, quindi, in questo contesto generale che le statistiche infortunistiche mostrano che la fattispecie “cadute dall’alto”, sommata alle tipologie “cadute da scale” e “cadute in piano” (accentuate da assai frequenti fenomeni di scivolamento) rappresentano la parte più consistente dell’intera fenomenologia infortunistica in ambito marittimo.

Informazioni aggiuntive

  • Fonte: INAIL
  • Anno di pubblicazione: 2013

Articoli correlati (da tag)